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Chi controlla gli algoritmi controlla il consenso: lβEuropa, i giovani e la guerra invisibile della percezione.
In unβepoca in cui gli eserciti si muovono meno delle informazioni, la vera frontiera geopolitica Γ¨ cognitiva. La battaglia non si combatte piΓΉ solo con armi tradizionali, ma attraverso il dominio delle narrazioni, la manipolazione delle percezioni e il controllo dellβattenzione. In questo scenario, lβEuropa si trova nel mezzo, tra chi scrive gli algoritmi e chi li subisce.
La guerra dellβinformazione Γ¨ giΓ qui
Oggi le guerre non si svolgono solo sul campo di battaglia, ma sui social network, tra le raccomandazioni di YouTube, nei trending topic di X e nei feed personalizzati di TikTok. Lβattenzione Γ¨ la risorsa piΓΉ contesa, e gli algoritmi sono i nuovi generali che decidono cosa merita di essere visto, discusso, assimilato.
Le piattaforme digitali, mosse da logiche di profitto e strategie geopolitiche, plasmano lβopinione pubblica senza che la maggior parte degli utenti se ne renda conto. In questa realtΓ iperconnessa, lβUnione Europea prova a difendere unβidea tanto semplice quanto rivoluzionaria: la tecnologia non Γ¨ neutra, e chi plasma la percezione collettiva deve essere soggetto a regole e responsabilitΓ .
Trump e lβAmerica che si riprende il controllo
Dallβaltra parte dellβAtlantico, il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca segna una ridefinizione del ruolo globale degli Stati Uniti, anche sul piano digitale. LβAmerica sta promuovendo unβidea di autarchia tecnologica e di controllo interno sui flussi informativi, con la giustificazione della sicurezza nazionale. Ma questa spinta alla sovranitΓ non si limita al digitale: rientra in una piΓΉ ampia strategia economica e commerciale, giΓ avviata con la guerra dei dazi contro la Cina.
Lβobiettivo sembrerebbe chiaro: ridurre la dipendenza dalle potenze straniere, riportare la manifattura negli Stati Uniti e riaffermare il controllo economico sulle proprie filiere strategiche. Gli Stati Uniti non vorrebbero piΓΉ essere spettatori passivi di ciΓ² che accade nei loro stessi feed, ma attori attivi nel modellare la narrazione. Allo stesso modo, in ambito commerciale, lβattuale amministrazione sta rilanciando un approccio protezionista, rafforzando il concetto di βAmerica Firstβ attraverso dazi sulle importazioni e incentivi alla produzione interna.
E lβEuropa?
Di fronte a queste trasformazioni, lβUnione Europea ha risposto con strumenti normativi innovativi come il Digital Services Act, lβAI Act e il Data Governance Act. Tuttavia, questi tentativi, pur importanti, sembrano muoversi con una lentezza che mal si adatta alla velocitΓ con cui si diffondono le informazioni nellβera digitale.
Sul fronte economico, lβUE sta dovendo affrontare le conseguenze della politica protezionista statunitense, che ha spinto molte aziende a riconsiderare le proprie catene di approvvigionamento e a rinegoziare accordi commerciali.
CiΓ² che Γ¨ in gioco va oltre la semplice protezione dei dati: riguarda la sovranitΓ cognitiva ed economica europea. Si tratterebbe di garantire il diritto di ogni cittadino a non essere manipolato da interessi commerciali o geopolitici nascosti dietro algoritmi opachi e di proteggere la competitivitΓ dellβindustria europea in un mondo sempre piΓΉ polarizzato. Ma per farlo, sarebbe necessario un salto di qualitΓ nella regolamentazione, nella strategia economica e nella consapevolezza collettiva.
Lβattuale unitΓ europea sarΓ in grado di rispondere a schiena dritta a queste nuove sfide transatlantiche? Lo scopriremo, settimana dopo settimana.
I giovani al centro: generazione algoritmo?
La scorsa primavera ho contributo alla stesura del Libro Verde pubblicato dal Movimento Europeo Italia. Tra i vari argomenti trattati, si sottolinea come i giovani non siano semplici destinatari delle politiche digitali, ma attori centrali nella costruzione del futuro europeo. Non solo perchΓ© sono nativi digitali, ma perchΓ© vivono in un contesto culturale e politico interconnesso, in cui la loro capacitΓ di interpretare e governare lβinformazione Γ¨ determinante.
Il documento evidenzia unβurgenza: rendere lβEuropa leggibile per le nuove generazioni. Offrire spazi reali di partecipazione, formazione e immaginazione politica. PerchΓ© la vera sfida non Γ¨ solo capire gli algoritmi, ma decidere chi li scrive e a quali principi devono rispondere.
I giovani al centro: generazione algoritmo?
In un mondo in cui siamo costantemente esposti a suggerimenti su cosa guardare, leggere, pensare, il gesto piΓΉ rivoluzionario Γ¨ quello di scegliere autonomamente. Leggere criticamente, partecipare attivamente al dibattito pubblico, chiedere trasparenza sulle logiche che governano il nostro ecosistema digitale.
LβEuropa ha unβopportunitΓ unica: diventare il primo spazio politico in cui il potere degli algoritmi potrebbe essere reso leggibile, negoziabile, umano. Ma perchΓ© ciΓ² avvenga, Γ¨ necessario che i giovani non siano solo utenti passivi, ma protagonisti consapevoli e partecipativi. Servirebbe unβalleanza intergenerazionale che sappia immaginare regole nuove per un mondo che cambia piΓΉ rapidamente di quanto riusciamo a comprenderlo.
A cura di,
Stefano Ingallina
Mentre leggevo la riflessione di Stefano sugli algoritmi, mi risuonava in mente il testo della canzone βCRASHβ dellβultimo album di Marracash, βΓ finita la paceβ. Da ascoltare.
Quello che sta succedendo con la seconda amministrazione Trump sta indubbiamente generando caos a livello globale, ma bisogna pur ammettere che, sebbene gli esiti dellβamministrazione siano imprevedibili, ciΓ² che rimane molto prevedibile Γ¨ il carattere di questa amministrazione. Dovremmo partire da questa costante, evitando di emulare comportamenti autarchici in Europa.
Credo fortemente che una delle conseguenze del programma βAmerica Firstβ porterΓ a un βAmerica Aloneβ nel breve e medio periodo, e che la maggior parte degli alleati americani finirΓ con il creare nuove alleanze tattiche e, forse, anche strategiche. Basti pensare a come, qualche giorno fa, per la prima volta in cinque anni, Corea del Sud, Giappone e Cina si siano incontrati per accelerare i negoziati per un accordo trilaterale di libero scambio. Chiaramente, la Cina non si lascerΓ scappare lβopportunitΓ di capitalizzare il malcontento dei partner americani in Asia.
Tornando alla guerra dellβinformazione, penso che abbiamo scelto di non parteciparvi anni fa, lasciando che ogni singolo social media che utilizziamo sia o americano o cinese, e forse Γ¨ stato il risultato di una cultura meno imprenditoriale nel nostro continente, piΓΉ improntata alla regolamentazione che allβinnovazione. Se leghiamo questo tema a quello intergenerazionale, ammetto di vedere diverse difficoltΓ . Abbiamo visioni e interessi diversi tra generazioni in questa societΓ , e la mancanza quasi totale di rappresentanza politica giovanile ci rende pressochΓ© βsilenziatiβ al di fuori delle manifestazioni di piazza e dei commenti sui social. La sfida attuale Γ¨ passare dalla consapevolezza tra noi giovani di questi temi allβazione, ammettendo i nostri limiti di volontΓ a partecipare al dibattito pubblico.
βCβΓ¨ una guerra in background, Cattive notizie, La tua mente Γ¨ il playground.β
Cit. CRASH, Marracash.