📊 Il cinismo dei mercati finanziari
Tra conflitti e profitto: perché i mercati restano indifferenti
Tempo di lettura: 4 minuti ⏱️
Sullo sfondo del conflitto in Medio Oriente, i mercati finanziari si muovono come sempre: freddi, razionali, e apparentemente impermeabili alla sofferenza umana. L’unica cosa che conta davvero è l’equilibrio tra domanda, offerta e prezzo.
Lo so, sembra tutto surreale. Me lo chiedo spesso anch’io: com’è possibile che, mentre nel mondo aumentano i conflitti – sempre più gravi, con sempre più vittime – i mercati continuino a salire? Umanamente, faccio fatica a spiegarmelo. Ho fatto la stessa domanda anche ai miei colleghi, e la risposta è stata la stessa: si va avanti giorno per giorno, con un senso di impotenza davanti a tanto cinismo.
Ma torniamo a noi: che succede con il petrolio?
Dopo che gli Stati Uniti hanno colpito obiettivi nucleari in Iran il 21 giugno, il prezzo del Brent è schizzato sopra i 78 dollari al barile il 23 giugno – il livello più alto da gennaio. L’attacco ha riacceso i timori di una possibile chiusura dello Stretto di Hormuz, da cui passa circa il 20% del petrolio mondiale.

Nonostante l’escalation, però, i mercati hanno reagito con relativa calma. Dopo un picco iniziale sopra gli 80 dollari, il Brent ha leggermente ritracciato: segno che gli investitori stanno ancora cercando di capire quanto sarà forte la risposta iraniana.
Il punto chiave? La vicinanza delle riserve OPEC all’area del conflitto. In altre parole: quanto petrolio possiamo ancora tirar fuori in fretta?
Derivati, ETF e strumenti di copertura
Per chi non può stoccare barili in garage, ci sono i derivati. Alcuni, nelle scorse settimane, avranno comprato ‘futures’ sul petrolio. I futures sono contratti che ti permettono di acquistare (o vendere) a un prezzo fisso in futuro. È un po’ come se tre settimane fa avessi comprato un “future” su una bottiglia di rosé a 19 euro, e oggi – con il caldo – la rivendessi a 22.
Ma occhio: i futures sono strumenti complessi e rischiosi. Le perdite possono essere pesanti quanto i guadagni. Per chi vuole comunque “giocare”, esistono gli ETF. Uno dei più noti è il WisdomTree Brent Crude Oil ETF. Se la tensione sale, questo fondo potrebbe impennarsi. Seguirne l’andamento può essere un modo molto visivo per capire dove sta andando la geopolitica nelle prossime settimane.
L’impatto sull’inflazione e sulle banche centrali
Una riflessione importante: secondo molti analisti, l’attacco statunitense ha aumentato l’incertezza sui mercati. Gli investitori temono che un’escalation possa far salire i prezzi dell’energia, alimentando l’inflazione e complicando i piani delle banche centrali per tagliare i tassi.
E qui entra in gioco anche il punto di vista degli investitori istituzionali: nonostante i bombardamenti e le tensioni con Israele, lo shekel si è rafforzato, i bond israeliani tengono, e gli spread nei Paesi del Golfo restano contenuti. Solo il petrolio, al momento, sta davvero prezzando un rischio geopolitico.
Facciamo un rapido punto sui rischi reali:
Attacchi a infrastrutture energetiche nel Golfo
Chiusura (anche solo parziale) dello Stretto di Hormuz
Ritorsioni da parte di proxy iraniani come gli Houthi
Il messaggio dei mercati? Sono ottimisti. Forse troppo. E se la situazione dovesse peggiorare, potremmo assistere a una correzione improvvisa.
BCE, inflazione e mutui: cosa cambia per l’Europa?
Tornando a casa nostra: la BCE ha tagliato i tassi di 25 punti base il 5 giugno, portando il tasso sui depositi al 2%. La decisione è arrivata dopo che l’inflazione dell’Eurozona è scesa sotto il 2%, ma i rischi geopolitici e l’aumento dei prezzi dell’energia potrebbero rimettere tutto in discussione.
E per chi ha un mutuo? I tassi in Europa variano, ma in media si aggirano tra il 4% e il 5%. In questo contesto, decidere se fissare un tasso a 2 o 5 anni non è semplice: la differenza è minima, ma l’incertezza è massima.
In conclusione, continuiamo a navigare in un mondo che cambia in fretta, spesso in modi che ci lasciano disorientati. I mercati vanno avanti, ma noi – come persone – abbiamo il dovere di fermarci ogni tanto, riflettere, e non perdere il contatto con ciò che conta davvero.
Vi terrò aggiornati, giorno per giorno. E nel frattempo, restiamo umani.
Caro Donato, hai messo il dito su una contraddizione bruciante: i mercati sembrano ignorare il dramma umano, ma forse siamo noi, investitori e cittadini, a doverci chiedere dove stiamo andando.
In un mondo in cui i numeri sembrano avere sempre l’ultima parola, rischiamo di perdere il senso profondo degli eventi che ci scorrono davanti. La finanza reagisce con freddezza, come se fosse scollegata dalla realtà, ma la verità è che dietro ogni impennata o crollo ci sono vite, territori, equilibri geopolitici che si spezzano.
E voi, lettori: quanto vi sentite coinvolti – o anestetizzati – da ciò che accade oltre i grafici e i titoli di giornale?
Guardate ancora con stupore, rabbia, empatia... o vi state abituando all’assurdo che scorre sullo sfondo?
Le informazioni sono al 23 giugno 2025, 5pm
Fonti esterne utilizzate per questa newsletter:
Aviva Investors
Bloomberg
Market Watch
Wall Street Journal