📈 Dentro il motore del Private Equity (PE)
Leva, controllo e valore: ciò che conta davvero nel PE
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Negli ultimi anni ho avuto l’opportunità di osservare da vicino il mondo del private equity (PE): un settore spesso percepito come distante, tecnico, riservato a pochi. Eppure, è proprio lì che si giocano alcune delle partite più strategiche dell’economia reale.
Ho deciso di dedicare le prossime due newsletter al PE perché credo che capire come funzioni questo motore finanziario sia fondamentale per chiunque voglia orientarsi nel mondo degli investimenti, dell’impresa o semplicemente della trasformazione economica in atto.
Il PE non è solo finanza: è visione industriale, gestione del rischio, strategia di lungo periodo. È un laboratorio dove si sperimentano modelli di governance, incentivi e crescita che poi influenzano anche il mondo delle società quotate e le Piccole e Medie Imprese (PMI).
In un momento in cui i mercati finanziari sono volatili e la liquidità cerca nuove strade, il PE si conferma un osservatorio privilegiato per capire dove va il capitale, e perché.
Il 2025 si è aperto con segnali contrastanti per il PE in Italia e in Europa. In Italia, cresce l’ottimismo tra gli operatori, con focus su settori come industria, food & beverage e tecnologia, e un’attenzione crescente verso ESG e intelligenza artificiale. A livello europeo, invece, il numero di operazioni è in calo, complice un contesto macroeconomico incerto e tassi d’interesse ancora elevati.
Ma cosa rende il PE così potente nel creare valore? Non è solo questione di capitali, ma di controllo diretto, leva finanziaria intelligente e incentivi ben calibrati.
🔧 Controllo = Decisioni rapide
Nel PE, chi investe controlla direttamente l’azienda. Questo permette di agire con velocità, ristrutturare in profondità e puntare dritti al valore. Un esempio? KKR (società di Private Equity americana), nell’acquisto (o buyout) di TDC (telecom danese), ha rivoluzionato la governance aziendale in particolare allineando gli interessi del management a quello degli investitori, migliorando margini e flussi di cassa.
📈 La leva finanziaria: moltiplicatore di ritorni
Il PE usa il debito per aumentare i ritorni. In media, solo il 30% del capitale in un buyout è equity (capitale proprio), il resto è debito. Questo approccio può triplicare i ritorni.
Ad esempio, Blackstone (un’altra società di Private Equity americana) ha usato una leva pari a 6,5 volte l’EBITDA (utile operativo prima di interessi, tasse, deprezzamenti e ammortamenti) per acquisire Hilton Hotels nel 2007. Nonostante la crisi del 2008, l’operazione ha generato un IRR (tasso interno di rendimento) del 15% annuo.
⚖️ Covenant e disciplina
I prestiti usati nei buyout sono spesso accompagnati da covenant: clausole che impongono limiti su debiti, dividendi e investimenti. Questo costringe il management a usare i flussi di cassa generati per ripagare il debito, evitando sprechi. È la famosa teoria del free cash flow di Jensen: meno soldi hai da sprecare = più valore generi.
🏗️ Strutture sofisticate e Trend 2024-2025
I grandi fondi PE usano holding in Lussemburgo, Isole Cayman o Irlanda per ottimizzare la fiscalità.
Ora vediamo qualche trend attuale:
La leva media nei buyout: 6-7x EBITDA, in calo rispetto al picco del 2021
Il dry powder (capitale disponibile non ancora investito) è di 2,1 trilioni di dollari, in calo dell’11% rispetto al 2023
I valori delle operazioni sono in calo del 60% rispetto al 2021, ma con segnali di ripresa
Tutti questi dati sono approfonditi nel Global Private Equity Report 2025 di Bain & Company.
Continuiamo a parlarne la prossima settimana, e ci focalizzeremo sugli incentivi al management e sulle strategie di uscita dall’investimento in Private Equity.
Oggi il private equity non è solo finanza per pochi esperti: è uno dei motori nascosti che stanno trasformando le aziende, i settori e, in fondo, l’economia di tutti noi.
Dalla spinta alla digitalizzazione fino alla transizione green, sempre più spesso sono i fondi PE a finanziare, guidare e accelerare queste rivoluzioni.
Ma questo, caro Donato, ci porta a una domanda inevitabile: stanno creando valore vero, duraturo, o solo ritorni rapidi per gli investitori?
In un mondo dove il denaro orienta scelte industriali, occupazione e innovazione, capire dove va il capitale – e perché – è diventato fondamentale.
Il PE è un osservatorio privilegiato. Sta a noi, però, guardarci dentro e chiederci: sta andando nella direzione giusta?
Come accennato da Donato, proseguiremo l'analisi nella newsletter della settimana prossima!
Fonti esterne utilizzate per questa newsletter:
- Aviva Investors
- Bain & Company
- CFA Institute