🚨 Ma che disastro!
Le tariffe: quello che Trump ha definito il ‘Liberation Day’. Ti racconto la mia giornata.
Tempo di lettura: 6 minuti ⏱️
Le settimane appena trascorse sono state a dir poco turbolente per i mercati finanziari. E per chi lavora nel mio settore di certo non si può dire che siano stati giorni tranquilli.
In una giornata come il 3 aprile, il giorno dopo il ‘Liberation Day’ annunciato da Donald Trump, una cosa è certa: ricevi tante email e chiamate, molte più del solito.

Ho provato a fare una cronistoria del mio 3 aprile, è andata più o meno così:
7:00
La sveglia suona presto. Dopo una rapida colazione e una doccia, leggo i titoli delle varie testate finanziarie per farmi un’idea di quale direzione prenderà la giornata. Salgo in bici e vado in ufficio.
8:00
Abbiamo una riunione con i trader e i portfolio manager (i primi sono i colleghi che effettuano gli ordini di acquisto e vendita di strumenti finanziari come da indicazione dei secondi. La separazione dei ruoli è una richiesta regolamentare). Le tariffe annunciate da Trump la sera prima hanno creato una forte volatilità, con i mercati asiatici che hanno subito pesanti perdite a causa delle tariffe del 34% imposte sulla Cina (poi aumentate svariate volte nei giorni successivi). Il messaggio a fine chiamata è abbastanza chiaro: dobbiamo essere pronti a reagire rapidamente per contenere i rischi e gestire le opportunità.
9:00
Breve meeting con un cliente istituzionale nel settore delle pensioni. Vuole aggiornamenti sul rendimento dei suoi portafogli e sulle nostre prospettive per i prossimi giorni, settimane e mesi. In giornate come queste il focus più urgente è il contenimento delle eventuali perdite nel breve periodo. Gli spiego come le nuove tariffe potrebbero influenzare i mercati, in particolare il settore tecnologico e automobilistico, che sono stati colpiti duramente. Al momento la volatilità dei mercati è molto elevata.
10:00
Riunione con i portfolio manager delle strategie più rilevanti. Analizziamo le performance, discutiamo delle opportunità di investimento e delle eventuali necessità di ribilanciamento dei portafogli. Le tariffe stanno impattando pesantemente alcuni settori, e dobbiamo essere pronti a fare aggiustamenti tattici. Ad esempio, il settore dell'acciaio e dell'alluminio sta vedendo un aumento dei prezzi a causa delle tariffe, mentre il settore tecnologico sta affrontando interruzioni nella catena di approvvigionamento.
Le domande che faccio ai portfolio manager sono tutte in previsione di quelle che riceverò a fine giornata dai clienti: i) quali aggiustamenti ai portafogli abbiamo fatto prima del ‘Liberation Day’, quindi come ci siamo preparati agli annunci possibili della Casa Bianca?; ii) che impatto hanno avuto gli aggiustamenti fatti, hanno funzionato? iii) voglio sapere due aggiustamenti tattici che stanno andando bene e uno che non è andato altrettanto bene e perché. E poi domande specifiche su alcune posizioni dei fondi in questione.
Durante queste riunioni, e in particolare in giornate come queste, la chiarezza delle comunicazioni è fondamentale.
12:30
Pranzo veloce alla scrivania (non il mio preferito) mentre rispondo alle email.
13:00
Sessione di brainstorming con il team di marketing. Discutiamo delle strategie di comunicazione e dei messaggi chiave da trasmettere sui diversi canali, tenendo conto dell'attuale clima di mercato influenzato dalle tariffe. C’è un tema di tempestività di queste comunicazioni che è prioritario per dare certezza ai vari clienti (attuali e potenziali) che stiamo facendo tutto quello che serve per gestire al meglio la situazione.
15:00
Meeting con un altro cliente istituzionale, questa volta per discutere di un nuovo prodotto finanziario che stiamo lanciando. Voglio assicurarmi che capisca tutti i dettagli, i benefici e i costi, soprattutto in un periodo di alta volatilità come questo. Gli spiego come il nuovo prodotto è progettato per offrire protezione contro le fluttuazioni di mercato causate da eventi come le tariffe del ‘Liberation Day’, e non a caso il prodotto ha una componente significativa investita in private markets globali. Che sono i private markets? Leggilo in questa newsletter.
16:30
Riunione di aggiornamento con il team di trader per fare il punto della situazione. Discutiamo degli spread attuali tra domanda e offerta, e pianifichiamo le strategie per il giorno successivo.
17:00
Questo è il meeting con il cliente dove ho condiviso le risposte elaborate dopo il meeting delle 10 di mattina. Questo momento è fondamentale per i) rassicurare gli investitori che stiamo facendo esattamente quello per cui siamo pagati; ii) raccogliere ulteriori riflessioni e domande a cui risponderò il giorno successivo.
18:00
Meeting finiti. Finalmente. Un po' di tempo per leggere tutte le email e i messaggi ‘ignorati’ e preparare il lavoro per domani.
Dal 3 aprile a quando ho scritto questa newsletter sono passati un po’ di giorni, e molto simili tra di loro. Il tema rimane praticamente sempre lo stesso: proteggi il valore degli investimenti dei clienti, analizza opportunità su cui investire nel medio e lungo periodo, comunica con chiarezza e tempestività cosa sta succedendo. E no, non è stata la prima volta che ho avuto questa esperienza. Posso fare un copia e incolla di questo 3 aprile e riportarlo a un giorno qualunque dopo lo scoppio della pandemia da Covid, ricordandomi, non molto volentieri, delle interminabili chiamate notturne da Singapore (i fusi orari sono una cosa bellissima a volte, e a volte no!) con tutti i team internazionali per riassumere gli andamenti dei portafogli.
Di questo passo, praticamente ogni giorno c’è un motivo per il quale la volatilità dei mercati rimane elevata. I mercati possono affrontare con ‘scioltezza’ molte notizie negative, si riducono le esposizioni più rischiose per un po’, dopodiché si trova il motivo per cui ha senso re-investire in asset più rischiosi e si ricomincia. Tuttavia, nella situazione caotica attuale, non credo sia chiaro a qualcuno come trovare quel motivo di fiducia di medio e lungo periodo che stabilizza di fatto la situazione.
Voglio dire, guarda qui – questo è l’indice Standard & Poor’s (S&P) 500 che misura le performance delle 500 principali aziende quotate negli Stati Uniti:
L’impatto di queste giornate va oltre i meri numeri negativi dei rendimenti delle borse. Quello che di eccezionale è successo il 3 aprile è stata la fuga dagli asset americani in generale. Azioni, obbligazioni e dollaro sono stati tutti venduti contemporaneamente. Un segno chiaro di sfiducia verso il paese a stelle e strisce.
C'era molto di più in gioco rispetto ai semplici acquisti e vendite dei trader sui post di Truth Social. Gli investitori che vogliono pianificare per il futuro devono considerare tre fattori distinti: commercio, debito e de-americanizzazione.
Commercio: L'attacco di Trump al commercio globale è stato il motivo principale per vendere. Il ritardo delle tariffe aggiuntive ha offerto un sollievo a metà settimana, e l'esenzione per iPhone e altri elettronici ha offerto ulteriore respiro. Ma gli investitori sono tornati rapidamente a calcolare i danni della guerra commerciale.
Debito: All'inizio della settimana, gli hedge fund hanno iniziato a liquidare le posizioni, causando grandi oscillazioni nei tassi di interesse. Questo ha portato a pesanti vendite dei titoli di stato americani, aumentando i rendimenti e minacciando ulteriori vendite.
De-americanizzazione: Gli investitori hanno osservato il caotico processo decisionale della Casa Bianca. Il dollaro è crollato, raggiungendo il livello più basso dal 2022. L'Europa e la Cina stimoleranno le loro economie, ma le enormi tariffe degli Stati Uniti rallenteranno comunque la crescita.
Una cosa che dicevo nella newsletter ‘L’era d’oro del disaccordo’ è che dobbiamo impegnarci affinché la cultura del disaccordo ceda il passo alla collaborazione e alla comprensione reciproca. Queste settimane di disastri economici in borsa possono e devono essere utilizzate come occasioni per muoverci in una direzione di coesione, quantomeno in Europa, sfruttando la miopia dell’attuale amministrazione americana, e puntando a rafforzare il nostro mercato dei capitali affinché garantisca maggiori investimenti in Europa e stabilità macroeconomica.
Non possiamo perdere questa sfida!
Caro Donato, la cronaca del 3 aprile sembra uscita dalla sceneggiatura di un thriller politico: tensione, colpi di scena e manovre strategiche degne di una partita a scacchi giocata su scala globale.
Dietro il vortice di riunioni, email concitate e spread sotto osservazione, stiamo scoprendo – giorno dopo giorno – una verità ben più scomoda: il cosiddetto "Liberation Day" di Trump somiglia più a una dimostrazione di forza che a un reale rilancio economico. È una mossa calibrata all'interno di una strategia che parla il linguaggio della geopolitica, molto più che quello dell’economia di mercato.
Le tariffe non sono semplici strumenti economici: sono messaggi politici travestiti da misure commerciali. Gli Stati Uniti stanno usando il commercio come una leva di potere, nel tentativo di ridisegnare le alleanze, rallentare concorrenti come la Cina e – non da ultimo – mettere alla prova la resilienza dell’Europa. Se il risultato è una fuga dagli asset americani, allora siamo forse di fronte a qualcosa che va ben oltre il dollaro debole: una crisi di fiducia strutturale.
Non ti sembra che questa guerra commerciale sia solo la punta dell’iceberg di una trasformazione più profonda? Gli Stati Uniti stanno forse perdendo il ruolo di “ancora” del sistema economico globale. E allora sì, come giustamente suggerisci, è tempo che l’Europa non si limiti a reagire, ma inizi a proporre un’alternativa credibile e autonoma. Perché se non ora, quando?
Fonti esterne utilizzate per questa newsletter:
- Aviva Investors
- Wall Street Journal
- The Guardian
- CNBC
💥🚨